Nella prestigiosa cornice della sala del Consiglio nazionale, sabato a Berna il Consiglio degli Svizzeri all’estero (CSE) ha dato il via alla nuova legislatura. Sebbene l’atmosfera fosse solenne, alcune critiche interne hanno generato tensioni.
L’emozione era palpabile tra i circa 120 rappresentanti della diaspora giunti a Berna da ogni parte del mondo, che non hanno mancato di immortalare il momento con numerose foto. Filippo Lombardi, presidente dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE), li ha accolti con entusiasmo.
La portata simbolica della seduta costitutiva è stata rafforzata dalla presenza della presidente del Consiglio nazionale, Maja Riniker (Partito liberale radicale / PLR), giunta appositamente dal Canton Argovia. Nel suo discorso ha sottolineato il ruolo essenziale della Quinta Svizzera: “Rappresentate una Svizzera coraggiosa”, ha dichiarato rivolgendosi ai delegati e alle delegate.
Ha inoltre ricordato le priorità che attendono il CSE nei prossimi anni: accesso all’identità elettronica (e-ID), garanzia dei diritti politici a livello cantonale per tutti gli svizzeri e le svizzere all’estero, e un adeguamento dell’assicurazione malattia alle realtà di vita fuori dai confini nazionali. “Questa è precisamente la missione dei nuovi delegati: far sentire queste rivendicazioni”, ha sottolineato.
Secondo Maja Riniker, il cosiddetto Parlamento della Quinta Svizzera svolge un ruolo centrale nel mantenere un dialogo vivo tra la diaspora e la patria. Ha concluso ringraziando i partecipanti per il loro impegno: “Siete i nostri migliori ambasciatori all’estero”.
Sguardi incrociati sulla vita di chi vive all’estero
Erano presenti anche tre veri ambasciatori: Simon Geissbühler (Israele), Frank Grütter (Singapore) e Viktor Vavricka (Nuova Zelanda). Tutti hanno fatto il punto sulla situazione nei rispettivi Paesi e offerto uno spaccato della vita della diaspora.
Simon Geissbühler ha parlato dei legami tra le 24’400 persone di nazionalità elvetica in Israele e l’ambasciata in un contesto segnato dalla guerra: “Ho smesso di contare quante volte ho dovuto rifugiarmi in un bunker”, ha raccontato.
L’ambasciatore ha in particolare sottolineato quanto sia importante, in una situazione di crisi, mantenere stretti contatti con i cittadini svizzeri presenti nel Paese. “Anche quando siamo stati costretti a chiudere la sede, abbiamo continuato a garantire la nostra operatività. Un membro del personale era sempre presente per rispondere alle richieste”, ha raccontato.
Viktor Vavricka ha evidenziato un problema che riguarda circa 600 pensionate e pensionati svizzeri in Nuova Zelanda: “La pensione svizzera viene dedotta da quella neozelandese, il che non è giustificato”. Di conseguenza, molti non ricevono la rendita locale, poiché inferiore a quella svizzera. “Stiamo cercando una soluzione, ma manca la volontà politica in Nuova Zelanda”, ha deplorato.
Frank Grütter ha da parte sua descritto la comunità delle circa 2’600 persone col passaporto rossocrociato che vivono a Singapore. Una comunità, ha detto, omogenea e distribuita su un territorio ristretto, il che facilita gli scambi. L’ambasciatore ha ricordato che circa 13’000 aziende svizzere sono presenti nella città-Stato, generando circa 25’000 posti di lavoro. “La mia priorità è offrire servizi di qualità ai miei concittadini e alle mie concittadine nel Paese e strutturare una rete locale», ha dichiarato.
Il punto più delicato della giornata
L’elezione ufficiale dei 120 membri all’estero e dei 20 membri interni del Consiglio degli Svizzeri all’esteroCollegamento esterno, nonché del presidente e del comitato dell’OSE, doveva essere una semplice formalità, ma le reazioni sono state forti.
I delegati e le delegate dell’estero sono stati confermati senza discussione, probabilmente grazie all’introduzione, per la prima volta, di un sistema di elezioni dirette in oltre 40 Paesi. “Il nostro obiettivo è che tutti i seggi siano assegnati tramite elezioni dirette nella prossima legislatura”, ha dichiarato Filippo Lombardi.
È in seguito che le cose si sono complicate. Il CSE comprende anche delegati che vivono in Svizzera: rappresentanti che siedono nel Parlamento federale, del mondo economico, di organizzazioni pubbliche e di associazioni impegnate a favore della comunità svizzera all’estero
Membri interni eletti in blocco
Come previsto dallo statuto, il comitato dell’OSE ha proposto questi membri. Il metodo di designazione e l’assenza di alcuni durante la scorsa legislatura hanno provocato accesi scambi. Diversi delegati sono stati criticati.
Alla fine, il Consiglio ha deciso di eleggere in blocco i 20 membri interni, confermando ufficialmente la loro elezione. “Siamo stati eletti, ma provo disagio sapendo che alcune persone qui non volevano la mia elezione”, ha detto la consigliera nazionale Elisabeth Schneider-Schneiter (Il Centro).
Ha invitato il comitato dell’OSE a preparare meglio la prossima designazione, per garantire fiducia nel processo e nelle persone proposte. Filippo Lombardi ha sostenuto la richiesta: “L’obiettivo è adattare il regolamento durante questa legislatura”.
Critiche mirate contro membri del comitato
La tensione è aumentata con l’elezione del comitato. La rielezione del consigliere agli Stati socialista Carlo Sommaruga, presidente del gruppo parlamentare Svizzera-Palestina, è stata contestata da un delegato israeliano, che lo ha accusato di posizioni critiche verso lo Stato ebraico.
Il consigliere nazionale dell’Unione democratica di centro Roland Rino Büchel è stato criticato per le assenze alle sedute. “Non eleggetemi se non lo desiderate”, ha detto, precisando che sabato era presente nella sala del Consiglio nazionale nel suo tempo libero.
In caso di non rielezione, saprebbe benissimo come impiegare il suo tempo libero, ha aggiunto. “Ma se mi eleggerete, continuerò a difendere gli interessi degli svizzeri”, ha assicurato.
Sono state criticate anche la mancanza di scelta, l’assenza di candidature alternative e una gestione ritenuta insufficiente del ricambio generazionale. Nonostante queste prese di posizione, il presidente e il comitato sono stati confermati nelle loro funzioni con ampia maggioranza. Le persone oggetto delle critiche hanno ottenuto addirittura oltre il 90% dei voti.
Identità e voto elettronici al centro delle preoccupazioni
Il Parlamento della Quinta Svizzera ha inoltre adottato una risoluzione a favore dell’identità elettronica (e-ID), la cui base legale sarà sottoposta a votazione federale il prossimo 28 settembre. Secondo il testo, essa permetterebbe alle persone espatriate di “gestire le proprie pratiche amministrative in modo più efficiente online, indipendentemente dal luogo e dall’orario”. Il CSE considera inoltre che si tratti di una base fondamentale per sviluppare il voto elettronico e la raccolta di firme online per iniziative e referendum. L’e-ID semplificherebbe anche le procedure di identificazione per chi vive all’estero e desidera aprire o gestire un conto in Svizzera.
“Sappiamo che l’e-ID contribuirà a realizzare la nostra principale richiesta, ovvero l’introduzione del voto elettronico”, ha dichiarato il presidente dell’OSE, Filippo Lombardi. A questo proposito, il consigliere nazionale del PLR e membro dell’ufficio dell’OSE Laurent Wehrli ha sottolineato che sono in corso discussioni con la Conferenza delle cancellerie di Stato e con le persone responsabili del dossier nei partiti. “Stiamo cercando di costruire relazioni per sviluppare test di e-voting in vista delle elezioni federali dell’ottobre 2027”, ha indicato.