Primo Agosto 2023 – Discorso di Filippo Lombardi, Municipale della città di Lugano

Care concittadine e cari concittadini svizzeri, cari ospiti e amici della Svizzera,

Rappresentanti delle autorità, delle società culturali e sportive cittadine, ma soprattutto care e cari Luganesi!

Liebe Schweizer Mitbürgerinnen und Mitbürger, liebe Freunde der Schweiz!

Chers concitoyens et amis de la Suisse, bienvenue sur la Piazza Riforma! Liebe Gäste, willkommen in Lugano!

Ci ritroviamo qui in serenità e amicizia, senza rumorose parate militari, per la nostra semplice festa nazionale, mentre due settimane fa, a Parigi, la celebrazione del 14 luglio ha dovuto essere protetta da ingenti forze di polizia. Male per quel Paese in preda alle tensioni sociali e razziali, male anche per noi e per tutte le società libere del mondo, perché i valori di “liberté, égalité, fraternité” della Repubblica francese ispirano tutti i paesi democratici e si ritrovano anche nella nostra festa federale, specie nel Ticino, che deve alla Francia napoleonica il suo accesso al livello di Cantone sovrano della Confederazione nel 1803.

Grazie al nostro federalismo, il 1. Agosto noi non festeggiamo però un’ideologia o un lontano potere centrale, ma festeggiamo con la Confederazione anche i Cantoni che la compongono, senza dimenticare i primi mattoni dell’edificio, che sono i Comuni e quindi per noi la nostra bella città di Lugano.

Teniamoceli cari questi valori universali, come ci teniamo caro il nostro 1. Agosto elvetico, celebrazione simbolica di un popolo che decide di unirsi per difendere la propria libertà e la propria indipendenza. È un mito, ci ammoniscono gli storici, ma gli uomini hanno sempre bisogno di quei simboli che danno a ciascun popolo la sua identità, e a tutti i cittadini la coscienza del loro comune destino.

* * *

Quest’anno ricorre anche il 175.mo anniversario della Costituzione federale che riportò la pace in Svizzera dopo la breve guerra civile del Sonderbund e ci diede l’equilibrio che ancora oggi fa delle nostre istituzioni politiche le più solide, rispettate e invidiate al mondo, anche se non sempre comprese come dovrebbero.

Questa Costituzione fu approvata il 12 settembre 1848, e recentemente il Consiglio Nazionale ha chiesto di celebrarla con un secondo giorno di festa nazionale, appunto il 12 settembre. Non credo che il Consiglio degli Stati vi darà seguito. Un giorno di festa in più fa sempre piacere a tutti, o quasi, ma non ne abbiamo davvero bisogno, ed è inutile mettere l’uno contro l’altro due momenti complementari della nostra storia.

Certamente vogliamo ricordare – accanto al forte simbolo del giuramento di uomini liberi e fieri il 1. agosto 1291 – anche il fortissimo segnale che ci manda la Costituzione del 1848, madre della Svizzera moderna. Perché una Costituzione non è un pezzo di carta come un altro, ma è la norma suprema che un popolo sceglie liberamente per regolare i suoi rapporti interni.

E nel 1848 i nostri padri scelsero di riaffermare non solo la libertà e l’indipendenza della Svizzera, ma anche il modo rispettoso, democratico e federalista con cui gli Svizzeri vanno d’accordo fra di loro. Lo fecero dopo una guerra civile, con grande magnanimità di chi l’aveva vinta – erano le grandi città economicamente avanzate, di cui oggi anche Lugano fa parte – e con grande rispetto verso le regioni periferiche conservatrici che l’avevano persa.

* * *

Questo è il genio della Svizzera moderna, che troppe volte liquidiamo come banale spirito di compromesso. Basta accendere ogni giorno il telegiornale per vedere che il mondo intero soffre e muore per la sua incapacità di trovare soluzioni pacifiche, che rispettino le minoranze – e in primo luogo le minoranze linguistiche e religiose – e che permettano agli uomini e alle donne, indipendentemente dalle loro condizioni e convinzioni personali, dalla loro fede o dal loro colore politico o di pelle, di vivere nella tolleranza, nel rispetto reciproco e nella comprensione.

Fra tutti i popoli che hanno seguito il motto della Rivoluzione francese, alcuni hanno privilegiato il concetto di libertà, altri quello di eguaglianza. Ne sono nate rivalità fra ideologie, sistemi e paesi che credono più nelle libertà individuali, a cominciare da quelle economiche, e altri sistemi che cercano piuttosto di imporre l’uguaglianza, con le buone se funziona e con le cattive se necessario. Rivalità che hanno condotto nel secolo scorso alla divisione del mondo in due blocchi che rischiavano di scatenare la terza e probabilmente ultima guerra mondiale, con il pericolo della distruzione nucleare che da trent’anni pensavamo superato, ma che purtroppo sentiamo di nuovo tragicamente vicino a noi.

Nella storia forse solo la Svizzera ha privilegiato così fortemente il terzo elemento del motto rivoluzionario francese, quello della “fraternité”. Forti di una storia comune di settecento anni, negli ultimi due secoli ci siamo davvero impegnati a costruire un Paese basato sul rispetto, sull’inclusione, sull’amicizia e sulla fratellanza.

* * *

Questa è la forza storica della Svizzera, e questo vogliamo ricordare oggi. Non ha quindi senso opporre il 1. Agosto al 12 settembre. Perché noi non celebriamo una data, non celebriamo degli uomini pur valorosi ma vissuti secoli fa, non celebriamo l’uno o l’altro documento polveroso conservato in un archivio.

Il 1. agosto festeggiamo NOI STESSI, come popolo, come unità di forze diverse che vivono in una medesima identità, dal 1291 al 1848 ad oggi. Un popolo che ha una storia e vuole costruire il proprio futuro nel rispetto di questa memoria.

“Liberi e Svizzeri”, proclama il nostro piccolo obelisco luganese in Piazza indipendenza, ricordando un momento storico in cui i Luganesi dovettero opporsi all’irruenza dei Cisalpini che volevano imporre con le armi il sistema francese. Non ne avevamo bisogno: avevamo capito da soli l’importanza di quei valori rivoluzionari, ma avevamo capito che la nostra via, quella della costruzione del bene comune a passi successivi, nel rispetto per le minoranze e per chi la pensa diversamente, era la via migliore per raggiungere anche i più nobili obiettivi.

* * *

Oggi a noi tutti tocca un compito molto importante: essere degni dei nostri padri costruttori della Confederazione,essere capaci di affrontare con lo stesso spirito le sfide del nuovo mondo in cui dobbiamo vivere, fra guerre militari ed economiche, cambiamenti climatici e dolorose migrazioni di massa, settarismo e intolleranza, con milioni di vittime dell’odio e del rancore che si diffondono fra gli uomini.

A tutte queste minacce vecchie e nuove, noi – Luganesi, Ticinesi, Svizzeri e ospiti della Svizzera – vogliamo rispondere come i nostri padri: non lasciamoci prendere dall’angoscia e dall’egoismo individualista, ma restiamo forti e sereni, pronti a giocare la carta che la Svizzera ha scelto come sua priorità da secoli: quella dell’unità e della fratellanza che superano le diversità.

Festeggiamo con gioia noi stessi, il nostro popolo, la nostra unità. Viva la nostra fratellanza! Viva Lugano, viva il Ticino, viva la Svizzera!